I francesi chiedono un massiccio sostegno al settore del libro. E noi?

Lunedì 23 marzo Libération ha pubblicato un appello al sostegno massiccio al settore del libro e al boicottaggio di Amazon (qui), firmato da Michèle Audin, Étienne Balibar, Ludivine Bantigny e altri quattrocento cittadini, intellettuali, editori, librai, sindacalisti (la lista completa si può leggere qui). Con il consenso di Bantigny e Balibar diffondiamo l’appello anche in italiano, mentre i lavoratori del più importante centro di distribuzione di Amazon in Italia, quello di Castel San Giovanni, sono in sciopero, a oltranza, dalle 20 di lunedì 16 marzo (ne hanno parlato, tra gli altri, il manifesto qui e Il Fatto Quotidiano qui). Sul fronte degli editori Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione italiana editori, ha lanciato il grido d’allarme sul Corriere della Sera qui: «Il mondo del libro è stato dimenticato, il Paese rischia un danno culturale gravissimo». I dati sulla situazione critica dell’editoria si possono leggere qui. Mentre a Roma le librerie si sono date all’asporto (qui l’elenco segnalato dal Saggiatore), come richiesto dall’ALI (qui). L’Associazione Librai Italiani, stimati in 47 milioni i mancati incassi solo nel primo mese, si augura che «passata l’emergenza sanitaria, vi sia da parte del governo un intervento senza precedenti a sostegno delle nostre aziende» (qui) e segnala su Facebook un articolo del Post che fa il punto della situazione (qui). Sempre su Facebook Guido Viale ha pubblicato una lettera di Ginevra Bompiani e Piero Bevilacqua, che riportiamo di seguito.

I francesi non vogliono riaprire le librerie, come chiedono Bompiani e Bevilacqua, né il sostegno di 5 milioni offerto dal Governo. Vogliono un sostegno massiccio e invitano a boicottare Amazon.

La Redazione di Argo


Riapriamo le librerie

Siamo consapevoli della gravità del momento e accettiamo la severa disciplina di isolamento sociale che ci è stata imposta. Ma tutto lascia temere che questa condizione di cattività domestica sarà abbastanza lunga e avrà bisogno di conforto culturale e spirituale per essere sostenuta senza crepe e scoraggiamento. Chiediamo perciò alle autorità competenti, consapevoli dello sgomento in cui viviamo, di riaprire le librerie per sostenerci in questa innaturale forma di esilio fra le proprie mura. Sono giorni che con grande responsabilità gli italiani si mettono in coda, con maschere e guanti, davanti ai supermercati e alle farmacie. Non si vede perché i consumatori di libri sarebbero meno disciplinati dei consumatori di cibo o medicinali. Le nostre librerie, grandi o piccole che siano, sono facilmente gestibili da ogni punto di vista, abituate a frequentatori lenti e assorti, che hanno bisogno di scegliere ciascuno per conto proprio, curiosi delle novità e dell’assortimento.
Nei giorni passati, ci si è ingegnati a mandare in giro video e musica, per intrattenerci. Grazie, ma sono distrazioni molto brevi. Un libro ti tiene compagnia per tutto il tempo che vuoi.
Dateci pane per i nostri denti spirituali. Non di sola tachipirina vive l’uomo.
Chiediamo al governo questo gesto di fiducia nello spirito degli italiani, da cui dipende ogni loro migliore comportamento. Le librerie aperte non creerebbero le file del supermercato, e darebbero ossigeno all’editoria libraria, su cui si regge gran parte della formazione culturale e della circolazione delle idee nel nostro paese.

Ginevra Bompiani, Piero Bevilacqua.


Per il boicottaggio di Amazon! Per un massiccio sostegno al settore del libro!

Che piaccia o no al ministro dell’Economia e delle Finanze, Bruno Le Maire, di fronte alla concorrenza dei colossi di settore, non bisogna riaprire le librerie ma sostenerle ad ogni costo.

Forum. Al quarto giorno di isolamento, sono arrivate a turno una dopo l’altra due dichiarazioni ministeriali che hanno rivelato le contraddizioni della politica sanitaria e la confusione alimentata dal governo. La ministra del lavoro, Muriel Pénicaud, si è detta «scandalizzata» del fatto che il sindacato degli artigiani del settore edile abbia lanciato un appello per fermare i cantieri. Tuttavia, ciò che è scandaloso è proprio che la ministra s’indigni. Perché è proprio questa la cosa giusta da fare: isolarsi. Sono molteplici e in continuo aumento le dimostrazioni scientifiche affidabili e salutari che provano l’efficacia di questo metodo esemplare al fine di contenere l’epidemia. La tutela della salute deve valere anche per i lavoratori. Contemporaneamente, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Bruno Le Maire, ha dichiarato di valutare la possibilità di riaprire le librerie. Il Sindacato delle Librerie Francesi (SLF) ha tuttavia dichiarato di non volerlo. La tutela della salute vale anche per i librai.

Noi amiamo i libri. E amiamo le librerie: la loro accoglienza, il loro sapere, le loro entusiasmanti condivisioni. Tutto ciò ci manca, ovviamente. La gioia di ritrovarlo sarà solo più grande quando l’epidemia sarà sconfitta. La nostra solidarietà nei confronti delle librerie e delle case editrici allora sarà assoluta; e ne avranno davvero bisogno. Magari questa grave crisi permetterà loro di “cambiare rotta”. Magari essa sarà la prova decisiva di un sistema deleterio che bisognerà distruggere? È ciò che noi speriamo.

Sin d’ora, gli scioperi, le manifestazioni, il diritto di ritrarsi [L. 4131-1 del Code du travail, NdR] si esercita in molti luoghi. Ed è il caso ovviamente di Amazon, questa terribile macchina che, invece, funziona a pieno regime a spese dei suoi dipendenti, la cui salute è messa in pericolo. Indagini approfondite hanno già ampiamente dimostrato le condizioni di lavoro spaventose che vi regnano normalmente. Hanno rivelato una situazione giudicata critica per l’elevato rischio psicosociale. I tre quarti del personale soffrono di dolori fisici e dichiarano di essere in stato di stress; un terzo soffre di insonnia; un quarto riconosce di avere crisi di pianto a causa del lavoro. Nella vita quotidiana, la salute di chi lavora in un’impresa di e-commerce era già considerata danneggiata da una gestione implacabile che finisce per portare a traumi, attraverso umiliazioni sotto forma di bullismo e sorveglianza accanita. In occasione dei «picchi» di consegne, come per le feste di fine anno, l’impresa esige di «aumentare le performance», in spregio alle più elementari norme di sicurezza. L’accanimento sulle condizioni di lavoro, come avviene oggi, in tempi di epidemia, non è altro che il prolungamento esponenziale di questo scandalo umano in nome di una logica produttivistica a tutti i costi.
Vogliamo dire a Bruno Le Maire: non bisogna riaprire le librerie, ma sostenere con forza il settore del libro contro questa concorrenza mostruosa che rasenta l’infamia. Bisogna sostenerlo ben al di là di qualche promessa. I numeri annunciati sono ben miseri: 5 milioni, davvero? E nel frattempo le librerie e le case editrici soffriranno terribilmente per questa grave crisi. Non siamo esperti in materia di bilancio, ma conosciamo alcune cifre che ci fanno riflettere sull’ordine delle priorità. Le grandi imprese, alcune delle quali operanti nell’indice azionario CAC 40 [il principale indice della Borsa francese, NdR], assorbono annualmente circa 5 miliardi di euro attraverso il CICE [Credito d’imposta per la competitività e l’occupazione, NdT]. 5 milioni per il libro, ci dicono? Ancora una volta, confrontiamo: l’impresa Total, i cui profitti ammontano ogni anno a circa 4 miliardi e il cui amministratore delegato guadagna da solo fra i 3 e i 4 milioni, incassa quasi 30 milioni grazie al famoso CICE. Potremmo anche parlare di esenzioni o ancora di evasioni fiscali e di molti altri miliardi ancora. O, per evocare le ripartizioni di bilancio secondo gerarchie che confondono, confrontare quei 5 milioni ai 5 miliardi che costerà la prossima portaerei.

Come lettrici e lettori, faremo di tutto per aiutare le librerie e le case editrici tramite il boicottaggio di colossi come Amazon, con i preordini e con i nostri ritorni felici in libreria dopo l’epidemia. Ma questa solidarietà elementare non basterà. Spetta alle autorità pubbliche assumersi responsabilità all’altezza della crisi e fare scelte dignitose. Noi tutti abbiamo il diritto non solo di sperarlo, ma di esigerlo.

Tra i firmatari: Michèle Audin, Étienne Balibar, Ludivine Bantigny, Esther Benbassa, Bertrand Bernard (Les éditions du Détour), Judith Bernard, Éric Beynel, Laurent Binet, Thomas Bout (Rue de l’échiquier), José Bové, Dominique Cabrera, Sophie Caillat (éditions du faubourg), Isabelle et Frédéric Cambourakis (éditions Cambourakis), Patrick Chamoiseau, Johann Chapoutot, Stéphanie Chevrier, Vincent Charbonnier, Yves Citton, Dominique Cabrera, Déborah Cohen, Francis Combes (Le Temps des Cerises), Alexis Cukier, Clara Laspalas et Marina Simonin (La Dispute et Les Éditions Sociales), François Cusset, Pierre Dardot, Christine Delphy, Annie Ernaux, Johan Faerber, Dan Franck, Camille Froidevaux-Metterie, Bernard Friot, Anne-Marie Garat, Sylvain George, François Gèze (La découverte), Valentine Goby, Nacira Guénif, Béatrice Guillemard (Chant d’orties), Samuel Hayat, Edmond Janssen (Éditions Delga), Neil Jobard (La magicieuse), Bernard Lahire, Benoît Laureau (éditions de l’Ogre), Charles-Henry Lavielle (Anarchasis), Pierre Lemaitre, Camille Louis, Michael Löwy, Christian Mahieux (Syllepse), Juliette Mathieu (Les éditions du Détour), Gérard Mordillat, Corinne Morel Darleux, Fred Morisse (Le bas du pavé), Olivier Neveux, Gérard Noiriel, Ugo Palheta, Chloé Pathé (Anamosa), Joël Pommerat, Amalia Rama ( eXcès) , Denis Robert, Christian Salmon, Benjamin Stora, Françoise Vergès, Nicolas Vieillescazes (Amsterdam), Sophie Wahnich, Louis Weber (Les éditions du croquant).

Traduzione di: Filippo Furri e Kady Giunia Ka

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